Taverna

Si pensa che la città venne distrutta nel X secolo nel corso di incursioni saracene che spinsero le popolazioni a ritirarsi nell’entroterra, in villaggi più riparati, sulle montagne. Sono ancora visibili i resti di un castello, di una torretta d’avvistamento e della cattedrale, sul monte Paramite di Taverna Vecchia, antica sede dell’Episcopio spostato da Callisto Papa II nel 1122 a Catanzaro. Avvenne una seconda distruzione di Taverna a causa delle guerre feudali nel 1160 e le lotte tra Aragonesi e Angioini nel 1459 che costrinse la popolazione a trasferirsi nel vicino Casale di Bompignano: qui la città dimorò in maniera stabile, definendo un vasto e ricco territorio che favorì la formazione di un governo politico autonomo, gestito da famiglie nobili del luogo, attraverso l’elezione di un Sedile Patrizio e la presenza di svariati Ordini Monastici. Questo piccolo rinascimento favorì un grande sviluppo economico e sociale ed un vivace ambiente culturale, attivo per tutto il secolo XVI e XVII, ma che scemò agli inizi dell’Ottocento.

Nel corso del XIX secolo, le alternanze politiche succedutesi alla Repubblica Partenopea, all’insediamento nella città dei Francesi, ai moti Risorgimentali, al brigantaggio, fino all’Unità d’Italia, causarono la perdita dell’autonomia amministrativa e la fuga da Taverna delle famiglie gentilizie e degli Ordini monastici.

Con gli anni oscuri della prima metà del nostro secolo, drammaticamente segnati dai conflitti bellici, dalla povertà e dalle dissanguanti emigrazioni, la più alta identità storica e culturale della città sarà dispersa in mille rivoli da distruzioni, saccheggi, demolizioni e furti. I frammenti giunti fino a noi, sospinti e irretiti dall’ultima fagocitante evoluzione, stentano ancora ad essere riconosciuti come le vere pietre miliari, necessarie alla costruzione futura di Taverna.